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Duecento anni fa nasceva Giuseppe Verdi

Il 10 ottobre del 1813 nasceva, a Roncole di Busseto in provincia di Parma, Giuseppe Verdi. Anche se il nostro è un sito dedicato al teatro di prosa non possiamo passare sotto silenzio una ricorrenza come questa che riguarda un grande drammaturgo, anche se drammaturgo in musica. Insomma: un uomo nato per il teatro.

Non ricordo chi lo ha definito “lo Shakespeare italiano”, tanto varia, potente, affascinante è stata la sua produzione artistica. Ecco, allora, il naturale collegamento con il teatro. Se poi consideriamo da quanti drammi e commedie del teatro di prosa siano stati ricavati i libretti delle sue opere, ci accorgiamo che il collegamento è ancora più stretto e significativo.

E c’è un testo teatrale che non solo ha permesso a Giuseppe Verdi di comporre la sua opera più amata e rappresentata al mondo, ma lo ha messo in grado – per la prima volta nella storia dell’opera lirica – di portare sulla scena la vita della società contemporanea. Sto parlando di Traviata.

E’ noto che il soggetto è tratto da un romanzo, in parte autobiografico, di Alexandre Dumas figlio, La Dame aux camélias; sapete anche che la protagonista di tale romanzo e del dramma teatrale ricavato dallo stesso Dumas è realmente vissuta: Alphonsine Duplessis, cortigiana nella Parigi degli anni Trenta dell’Ottocento: bella, colta e intelligente, morì di tisi all’età di ventitre anni, dopo aver avuto relazioni, oltre che con Dumas figlio, anche con Franz Liszt e Alfred De Musset.

Verdi agli inizi del 1852 è a Parigi: assiste alla rappresentazione del dramma, interpretato da Sarah Bernhardt; immediatamente intuisce che ne può nascere un grande soggetto per un’opera. Non era estranea a questo interesse la sua situazione personale. Quella che diventerà la vicenda di Violetta, di Alfredo e del padre di lui Germont, Verdi la stava vivendo in modi simili a seguito della sua relazione con la cantante Giuseppina Strepponi, iniziata nel 1848. Lo scandalo creatosi a Busseto era grande, tanto che Antonio Barezzi, il suo vecchio benefattore e padre della prima moglie, colui che Verdi considerava il suo secondo padre, gli scrisse una lettera di rimprovero, soprattutto perché non sembrava ci fosse la volontà di regolarizzare l’unione.  La risposta di Verdi fu immediata e forte:

In casa mia vive una Signora libera, indipendente, amante come me della vita solitaria, con una fortuna che la mette al coperto di ogni bisogno. Né io, né Lei dobbiamo a chicchessia conto delle nostre azioni… Bensì io dirò che a Lei, in mia casa, si deve pari anzi maggior rispetto che non si deve a me, e che a nessuno è permesso mancarvi sotto qualsiasi titolo.

E’ perciò possibile che Verdi scorgesse nel dramma una certa verità di emozioni affini a quelle della sua situazione.

Pur con alcuni cambiamenti vistosi, il libretto di Francesco Maria Piave è piuttosto fedele al dramma di Dumas. Vi è il cambio dei nomi, ma Margherita – come si chiama nel romanzo e nel dramma teatrale – divenendo Violetta (altro nome di un fiore, a testimoniare la fragilità della protagonista) “subisce poche trasformazioni, poiché rimane piena di ardore, impulsiva e affascinante”, come afferma Charles Osborne nell’analisi dell’opera.

Nella Traviata si respira l’atmosfera del grande romanzo ottocentesco europeo, con le sue passioni e il suo spessore sociale. E ciò, più che al dramma di Dumas, lo si deve alla musica. Marcel Proust disse che conTraviata Verdi aveva innalzato La Dame aux camélias al regno dell’arte.
Traviata non va considerata soltanto una storia d’amore bensì, così la vede Pierluigi Petrobelli, anche “una storia di violenza e, a partire dalla richiesta di Germont, della sopraffazione del forte sul debole. Verdi, in questo gioco crudele, si pone sempre dalla parte del debole, della vittima; e qui la vittima è Violetta” che, per amore, sacrifica se stessa.

Violetta, la prostituta, mostra una grandezza d’animo di cui sono incapaci i rappresentanti della società del tempo. Ella sa che l’abbandono di Alfredo le costerà la vita e Verdi tinge ti profonda tristezza ogni suo canto. Alla fine, come è nella dura logica delle cose, a trionfare saranno la legge del pregiudizio sociale e la violenza del denaro. Per cui la morte di Violetta è l’unica soluzione. E, come dice Enzo Siciliano, questo sacrificio non è tanto l’esito di un conflitto tragico quanto l’immagine del dramma borghese. “Per capire la differenza, basti pensare al sacrificio tragico di Antigone. L’eroina sofoclea muore per un’idea: perché la legge del sangue non debba essere sottomessa alla legge dello stato. Al contrario, Violetta si sacrifica in nome dell’amore, che è un valore borghese”.

 “La traviata non è solamente una delle più belle e più amate opere di Giuseppe Verdi, ma anche uno dei grandi drammi in musica a livello universale” (Charles Osborne). E, lo abbiamo detto, per la prima volta nella storia della lirica viene affrontato un soggetto contemporaneo. Proprio per questo, e per decine di anni,Traviata verrà retrodatata ai tempi di Luigi XIV; così la critica della società borghese, insita nell’opera, sembrava non riguardare direttamente gli spettatori; stessa cosa, forse, che pensiamo noi oggi riascoltandola: è qualcosa che riguarda il passato; liberi, come crediamo di essere, da pregiudizi.

Gilberto Calindri
Agropoli, 10 ottobre 2013

 

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